
L’Agenzia delle dogane e dei monopoli fornisce “ulteriori indicazioni in merito alle modifiche alla disciplina dell’accisa sul gas naturale e sull’energia elettrica” introdotte con il D.Lgs. n. 43/2025 (Agenzia delle dogane e dei monopoli, circolare 2 dicembre 2025, n. 32).
Le modifiche hanno interessato i settori d’imposta in questione, intervenendo in modo particolare su:
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La qualificazione delle aliquote d’accisa applicabili al gas naturale impiegato per usi di combustione, sostituendo la distinzione tra “usi civili” e “usi industriali” con quella tra “usi domestici” e “usi non domestici”.
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La disciplina specifica per il gas naturale impiegato per usi di combustione destinato ad un uso promiscuo.
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La rimodulazione dei termini e delle modalità di versamento dell’accisa, prevedendo la presentazione di due dichiarazioni semestrali in luogo di un’unica dichiarazione annuale di consumo.
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La disciplina relativa al versamento e alla gestione della cauzione d’imposta da prestarsi dai soggetti che svolgono attività di vendita del gas naturale e dell’energia elettrica, prevedendone l’adeguamento periodico.
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La rimodulazione dei termini per l’invio delle comunicazioni mensili dei quantitativi fatturati da parte dei venditori.
L’articolo 1, comma 1, lett. g), del D.Lgs. n. 43/2025 ha riscritto l’articolo 26 del D.Lgs. n. 504/1995, prevedendo che il gas naturale destinato alla combustione sia assoggettato ad aliquote d’accisa per usi domestici e per usi non domestici, mantenendo immutata la misura delle aliquote. Il Legislatore ha inteso esplicitare la differenziazione dei livelli di tassazione in modo strettamente correlato al dato oggettivo della destinazione d’impiego del gas naturale.
L’articolo 26, nella versione applicabile dal 1° gennaio 2026, stabilisce al comma 4 che “È considerato uso domestico ogni impiego del gas naturale destinato alla combustione in unità immobiliari aventi una funzione abitativa e loro pertinenze”.
Il presupposto applicativo dell’aliquota “per usi domestici” è individuato nella destinazione ad un uso abitativo delle unità immobiliari.
Rientrano altresì nell’uso domestico:
– la combustione nei locali degli uffici pubblici, degli istituti di credito e degli istituti di istruzione (sia pubblici che privati);
– la combustione negli uffici, anche di società e imprese, posti fuori dagli stabilimenti, dai laboratori e dalle aziende dove viene svolta l’attività produttiva;
– i consumi per il riscaldamento delle abitazioni del proprietario, dei dirigenti e degli impiegati dell’impresa eventualmente ubicate nell’interno delle fabbriche;
– l’utilizzo del gas naturale destinato al riempimento dei serbatoi di autoveicoli mediante impianti derivati dalla rete di distribuzione del gas a servizio degli immobili.
L’aliquota d’accisa “per usi non domestici” trova applicazione secondo un criterio di residualità, ricadendo in tale ambito gli impieghi del gas naturale realizzati per lo svolgimento di attività in locali non destinati ad usi abitativi.
Tale aliquota risulta applicabile ai consumi effettuati:
– in tutte le attività industriali produttive di beni e servizi, nelle attività artigianali ed agricole;
– nel settore alberghiero, della distribuzione commerciale e negli esercizi di ristorazione;
– negli impianti sportivi adibiti esclusivamente ad attività dilettantistiche e gestiti senza fini di lucro;
– nei consumi relativi al teleriscaldamento alimentato da impianti di cogenerazione che abbiano le caratteristiche tecniche specificate, anche se riforniscono utenze domestiche;
– nelle attività ricettive svolte da istituzioni finalizzate all’assistenza dei disabili, degli orfani, degli anziani e degli indigenti, data la loro preminente funzione assistenziale.
Rientrano ora nel perimetro “usi non domestici” (dal 1° gennaio 2026) diverse fattispecie sino ad oggi escluse dall’aliquota “per usi industriali“:
- impiego di gas naturale in biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie, teatri, cinematografi, discoteche, sale per concerti e spettacoli e simili;
- consumi relativi a poliambulatori per fisioterapia e alle case di cura;
- consumi effettuati per lo svolgimento dell’attività di cremazione dei defunti;
- lavanderie, anche self-service, enti fiera e ospedali;
- consumi relativi alle attività connesse a quella produttiva (uffici amministrativi, mense aziendali, docce, abitazione del custode, ecc.), a condizione che siano svolte in locali ubicati all’interno del recinto delle imprese.
L’aliquota “per usi non domestici” non ha natura di aliquota agevolata, ma è un’aliquota specificamente prevista. Per il suo riconoscimento, i consumatori finali sono tenuti a fornire al proprio venditore una dichiarazione contenente la descrizione dell’attività svolta, degli impieghi del gas naturale e l’indicazione dell’iscrizione presso la competente Camera di commercio. I venditori possono applicare l’aliquota a partire dalla data di presentazione di tale dichiarazione.
Il comma 6 dell’articolo 26 riformulato definisce l’uso promiscuo come “l’utilizzo contestuale del gas naturale, fornito a un unico punto di riconsegna, in impieghi differenti, con esclusione dell’uso per autotrazione, relativamente ai quali è prevista l’applicazione di distinte aliquote di accisa, l’esenzione o la non sottoposizione ad accisa”. In queste situazioni, la discriminazione dei quantitativi deve essere effettuata sulla base di criteri oggettivi. Il cliente finale è tenuto a presentare al fornitore una richiesta specifica che precisi:
– le quote percentuali del gas naturale consumato nei distinti impieghi;
– una stima del quantitativo annuale di gas naturale previsto.
Questa richiesta deve essere corredata da una dichiarazione che attesti l’attività economica svolta e la sussistenza dei presupposti per i trattamenti tributari, nonché da una relazione tecnica asseverata da un tecnico abilitato. In assenza di tale documentazione, l’intera fornitura sarà assoggettata alla tassazione definita nel contratto di somministrazione.
Il D.Lgs. n. 43/2025 ha modificato la regolamentazione, introducendo l’articolo 26-ter per il gas naturale e riformulando l’articolo 55 per l’energia elettrica.
Per entrambi i settori d’imposta, il termine per il versamento dell’accisa dovuta è stato fissato alla fine di ciascun mese. I soggetti obbligati sono tenuti alla presentazione di due dichiarazioni semestrali, da effettuare entro i mesi di settembre (per il semestre gennaio-giugno) e marzo (per il semestre luglio-dicembre), in luogo dell’unica dichiarazione annuale.
Per l’anno d’imposta 2025, la dichiarazione annuale deve essere presentata, nella formulazione vigente per il 2025, entro la fine del mese di marzo 2026. Entro lo stesso termine deve essere effettuato l’eventuale versamento di conguaglio. Le somme versate in eccedenza per l’anno 2025 possono essere detratte dai successivi versamenti di acconto oppure richieste a rimborso ai sensi dell’articolo 14 del TUA, entro il termine biennale di decadenza. Analogamente, l’eventuale eccedenza per ogni singolo semestre (a partire dal 2026) può essere detratta dai versamenti successivi o richiesta a rimborso.
Rispetto alle vigenti destinazioni d’uso applicabili fino al 31 dicembre 2025 e presenti nella dichiarazione annuale di consumo per il corrente anno, dal prossimo
anno i quantitativi di gas naturale e di energia elettrica forniti a clienti UE o extra-UE saranno inseriti in sezioni distinte da quelle riguardanti la liquidazione dell’accisa, stante la non applicabilità dell’imposta a tali cessioni.
Devono essere riportati negli allegati le nuove destinazioni d’uso da applicare a partire dal 1° gennaio 2026, con l’indicazione delle precedenti codifiche delle stesse per comodità di lettura e confronto. Ferma restando la necessità di riportare nelle comunicazioni mensili e nelle dichiarazioni semestrali relative ai consumi fatturati a partire dal 1° gennaio 2026 le nuove destinazioni d’uso, i venditori possono indicare in tali documenti le codifiche vigenti fino al 31 dicembre 2025, avendo cura di comunicare all’Ufficio dell’Agenzia competente per ambito l’applicazione delle precedenti codifiche.
Le nuove disposizioni trasferiscono sui soggetti obbligati l’onere relativo allo svolgimento delle attività necessarie a garantire l’adeguatezza della cauzione prestata.
A partire dal 1° gennaio 2026, la cauzione deve essere prestata in misura pari al 15% dell’accisa annua. L’importo della cauzione deve essere adeguato trimestralmente (entro la fine del primo mese successivo al trimestre di riferimento), in modo da essere non inferiore alla media aritmetica dell’accisa dovuta nei tre mesi precedenti.
A partire dal 1° gennaio 2026, i soggetti obbligati venditori devono trasmettere le comunicazioni mensili relative ai quantitativi di prodotto fatturati entro la fine del mese solare successivo a quello a cui fanno riferimento.

